Io dissi: nel meriggio della vita
Scenderò nella tomba. Invan cercai
Gli anni futuri dell’età rapita:

E sospirando io non vedrò, esclamai,
Nel tempio tra i viventi il mio Signore,
Nè il caro popol mio vedrò più mai

Ch’inni a lui scioglie e tragge in pace l’ore.
Ah! de’ mei dì la tela è ripiegata
Siccome tenda d’errante pastore.

La vita m’è dal tessitor troncata;
Quando troncolla appena ordita ell’era:
Comparve all’alba, a sera è sterminata.

Sperai di vita un dì: ma qual di sera
Sento nell’ossa mie rabbioso dente:
Ah no che ‘l mio mattin non giunge a sera.

Mando lai come rondine stridente,
Gemo come colomba; e al Ciel rivolta
Fatta è la vista mia fioca e languente.

Son oppresso, mio Dio, rispondi, ascolta:
Rispondere, ascoltar? folle! Che dico?
S’è la sua man contro di me rivolta.

Nell’amarezza del mio cor l’antico
Tempo membrai. Se in trascinar sospiro
Così misera vita, e m’affatico,

Chiudi, o Signor, col sonno il mio sospiro
Per avvivarmi poscia. Ecco in amico
Stato di pace torna il mio martiro.

Ah già quest’anima
Tu sollevasti
Tu dal pericolo
La liberasti,
Dietro il tuo tergo ogni error mio gittasti.

Che non il tumulo
Ti adorerà,
Che non il baratro
Ti loderà;
Nè vedrà chi morì la tua bontà.

Quelli che vivono,
Quelli che vivono
Ti loderanno.
I padri ai posteri
I tuoi miracoli
Racconteranno,
Com’io farò tolto al mortale affanno.

Signore, salvami,
E canteremo
Nel tempio i cantici,
Finchè vivremo
Per tutti i giorni in fino al giorno estremo.