Dante
Veglio, ti seguo; alle profonde bolge
Scendo tremante dell’eterna notte;
Qui l’aer bujo risonando volge
Sol voci d’ira dal pianto interrotte.
Veglio, fuggiamo…. Ma già si soffolge
La vista mia tra luci smorte e rotte;
Qui ognun dal labbro e dagli occhi divolge
Brama di forger u più non annotte.
Veglio, sorgiam noi pure all’alto cerchio:
Ecco la spera innanzi a cui m’acceco
Del vivo Sole per lume superchio:
Scendiamo; il cielo m’è inamabil teco.
Scendiamo; solo l’oscuro coperchio
Teco m’è caro dell’orrido specco a.
a: Per consenso comune Dante riuscì assai meglio nel descriver l'Inferno che il Paradiso.