Lasciam compagni amati
Le cure alla città:
Andiam tra i boschi e i prati
Le aurette a respirar di libertà.

Là n’offrirà Natura
Dolce aura, amico ciel,
Amabile verzura
E fiorellini su tremante stel.

La rosa e la giunchiglia
Negli orti germogliò;
La fragola vermiglia
Spontanea ne’ boschetti pullulò.

Fanciulli la cogliete
Con più sicura man;
No l’angue non temete;
All’innocenza ogni timore è van.

Vedrem le farfallette
Tra i scherzi dell’amor
Lambir le molli erbette,
Inseguirsi e posare in grembo al fior.

E il provvido consiglio
Dell’uccellina che va
Portando l’esca al figlio
I nostri attenti sguardi alletterà.

O uccelli non tremate,
Che non v’insidia no
D’un innocente Vate
L’innocua mano che oltreggiar non può.

Ad un sensibil core
E’ la pietà così
come rugiada al fiore
Ch’apre il candido seno al nuovo dì.

Dei doni di Natura
Contento ognun farà,
E l’amistà più pura
A colmare ogni ben tra noi verrà.

Di lauri in un boschetto
Uniti federem;
Se un ramoscello eletto
Ci caderà sul crine esulterem.

Allora ignoto incanto
Ci sforzerà gentil
A vicendevol canto,
Voi colti canterete, e Livio umil*.
Fors’anche gli arboscelli
Scossi vedrò esultar,
E taciti gli augelli
Stender tra i rami il collo ad ascoltar.

Le vaghe pastorelle
Ci passeran vicin
Nel ricondur le agnelle,
Volentieri allungando il lor cammin.

Se arrossiran per via
Ci piaceranno più,
E il nostro canto sia
Rivolto a celebrar la gioventù,

La gioventù c’or viene
Natura ad abbellir,
E scorrer per le vene
Fa la gioja novella ed il desir.

Nelle tranquille sere
Mentre la luna appar,
Ci gioverà vedere
Dalla sponda il ruscello scintillar.

E l’usignuolo intanto
Dal seno manderà
Trilli di molle canto
Dolce spirante amore e voluttà.

La cara coi sospiri
Risponderà al cantor,
E in eccheggianti giri
Ripeterà il boschetto amor amor.

Nel taciturno orrore
Io gioirò così
Come se canta amore
Nicillo che ad Irene il sen ferì.

La vezzosetta Irene
Ch’ora da lui lontan
Geme fra dolci pene,
Vorria dirgli che pena, e’l brama invan.

Che un vigil Argo austero
Tutto esplorando va;
Nè fa, ma teme il vero,
Che il suo caro Nicillo in cor le sta.

Nicillo accorto intanto
Finge altri affetti in se….
Ah! tergi, o bella, il pianto,
Sì, ti conforta, Irene, ei pensa a te.

E io sia dell’Adria in riva,
O tra’ boschi a gioir,
Tu sei l’amabil Diva
Del suo secreto e tacito sospir.

* Livio è l'Olivi stesso.