Un raggio di speme,
Che in core mi scende,
La luce raccende
Del canto nel cor.
Divengono i carmi
Bisogno al cor mio,
La speme, il desio
M’accresce vigor.

Sull’ali dorate
D’ un’aura d’Aprile
Qual viene gentile
Ridente beltà?
Conosco il sorriso….
Deh viene al mio petto
Celeste diletto
Dei cor, Sanità.

Ti sento: un’auretta
M’infonde un languore,
Che dolce nel core
Mi viene a seder.
Poi scorre le vene,
Negli occhi si accoglie,
E in pianto si scioglie
Di caro piacer.

Ti sento: qual gioja
Le membra m’investe!
Qual foco celeste
Dilata il mio sen!
Un lucido incanto
I sensi ricrea,
Ridente ogn’idea
Nell’alma mi vien.

O Diva, a’begli occhi,
Ai labbri vermigli,
La bella somigli
Cui sacro il mio amor.
Deh! come tu sei
Sì dolce, sì fida,
Mi guardi, m’arrida,
La Dea del mio cor.

Tumulti soavi,
Che i cori agitate,
Quai foste tornate
Soavi così.
Già il morbo crudele
Che il petto mi cinse,
Che in core vi estinse,
Fuggito svanì.

Così poichè Borea,
Che i Zefiri oppresse,
Che i campi depresse
Disperso celsò
Dei Zefiri il bacio
Destò la verzura,
La smorta natura
Di nuovo animò.