L’ombre discesero,
Scese la calma,
Essa diffondesi
Sovra quest’alma,
E dolce spandevi
Tranquillità.
Mille scintillano
Brillanti stelle:
Natura medita
Opre novelle,
Attenta e tacita
Frattanto sta.

Ornato d’edera
A tardi passi
Viene il Silenzio,
e sovra i lassi
Mortali colloca
Di notte il vel.

I sogni pallidi
Scendono lenti,
Sospesi tacciono
Per l’aria i venti,
I lumi languidi
Rivolgo al Ciel.

Sparso di cenere
IL crine antico
O delle tenebre
Dolente amico
Younghe mestissimo
Vieni deh vien.
Al suono flebile
Del tuo dolore,
Al tuono lugubre
Del tuo terrore
Quale mi penetra
Spavento il sen!

Per te del tumulo
S’apron le porte,
In tuono funebre
Vedo di morte
L’inesorabile
Divinità.

Con te nel baratro
Degli anni stendo
Lo sguardo immobile,
Con te discendo
Tra le caligini
D’eternità.

Quasi dimentico
De’ trasti mali,
A volo celere
Tu spieghi l’ali
Tremante io seguito
L’ardito vol.
Nel vasto vorice
Tu mi nascondi
D’innumerabili
Spendenti mondi.
Ogn’astro folgora
Qual novo Sol.

Timor mi penetra
E riverenza.
Veggo a caratteri
D’onnipotenza
Il nome altissimo
Del Re dei Re.
Tra l’igneo pelago
Della sua luce
Smarrito e naufrago
Tu remi o duce!
I vanni tremano!
Vacilla il piè!

La mente attonita
Si perde ed erra:
Scendiamo all’umile
Lasciata terra….
Oimè! la cercano
Gli sguardi in van.
Essa già carica
Di tetri orrori,
Quasi invisibile
In lunghi errori
Abbietta circola
Da noi lontan.

Scendiamo, e rendimi
Al sacro grembo
Di solitutine.
De’ mali il nembo
Qui sento fremere
Ma senza orror.
L’ombra benefica
Delle tue fronde
Dal guardo perfido
Qui mi nasconde
Di negra invidia
Di reo livor.

Di forte istabile
Il mare infido
Rugge, minaccia?
Dal certo lido
Del mar la furia
Temer non so.
La negra fiaccola
Di morte spende?
La falce lucida
Di morte scende?
Le miro placido,
Timor non ho.

Se il Sol precipita;
Se dalle grotte
De’ suoi papaveri
Cinta la Notte
Tra i sogni squallidi
In cielo appar,
Io melanconico
In mesti modi,
Notte benefica
Delle tue lodi
La cetra d’ebano
So risuonar.