Tuonando balenò; tremaro scossi
Gli astri, e Pindo muggì dal masso interno,
Caddero i lauri, e sul burron superno
A gran volute un nugolon fermossi.

Quando irto il crin, gli occhi velluti e rossi
E già spirante dal suo sen l’Inferno
Capovolto Satan dal regno eterno
Ficcò le corna ne’ciglion sommossi.

Poi s’erge immagine; al fimaggegiar del ciglio
Tremaro i Vati, e di sua voce al tuono
Febo temè l’esizial periglio.

Ah sì pe’ versi tuoi, divin Miltono,
Satan nel suo dal ciel perpetuo esiglio
Eresse in Pindo spaventoso trono.