Se negli audaci ditirambi assorte
Volve le voci numerose e sciolte;
Se i Numi canta o i Re, per cui ritolte
Fur le misere genti a strazj, a morte;

Se loda il piè d’agil corsiero e forte,
O nella polve Elèa le palme colte,
O se rapito deplorar s’ascolte
Giovine sposo a tenera consorte,

Pindaro è un fiume che la nota sponda
Infuriando per le nevi scossa
Nel vasto gorgo le campagne affonda.

Folle! piombando dagli Icarei vanni
Il flutto infamerà chi la tua possa,
Pindaro immenso, d’emular s’affannia

a: L'idea del Sonetto è precisamente quella dell'Ode d'Orazio Pindarum quisquis: ma chi confronterà l'uno e l'altro componimento vedrà che l'ordine inverso dei sentimenti e la sospensione danno al Sonetto un non so che di piccante, e cangiano la traduzione in una imitazione felice.